Viaggi in Italia. 1913-1920

Sono stati fra i primi, su questo non c’è dubbio. Primi a compiere i viaggi in Italia (tutta o gran parte di essa) come italiani del nuovo Stato-Nazione inaugurato nel 1861 e completato (o quasi) nel 1870. Prima, di viaggiatori italiani c’erano state soltanto incursioni episodiche su zone limitate: valga per tutti il magnifico “Viaggio elettorale” di De Sanctis (1876).
Che siano stati anche i migliori non oseremmo affermarlo; almeno, non qui.
Ma una cosa è certa: tutti i germi che sarebbero stati in seguito sviluppati dai tanti viaggiatori italiani che li avrebbero seguiti – fino a costituire un preciso sottogenere di prosa italiana “alta” – sono presenti nelle opere di inizio secolo scorso che qui ripresentiamo: tanto quelli in direzione documentario-saggistico-sociologica (esemplificando: Monelli anni ’30; Piovene anni ’50; Soldati, fra i ’60 e i ’70), quanto, all’altro capo della scala, quelli in direzione lirico-romanzesca, tutti attenti ai pensieri ed ai trasalimenti del cuore, ai gusti ed alle idiosincrasie del narratore-protagonista, nonché alla costruzione o ricostruzione di personaggi, più o meno fantastici (sempre e solo esemplificando: Cardarelli e Comisso, anni ’30; Cernetti, primi anni ’80).
Così ricchi e carichi del loro futuro come sono, i due testi di Panzini e Puccini ci restituiscono un’immagine dell’Italia oggi desueta, ma proprio per questo, forse, ancor più attuale: proprio perché carica di tutte quelle possibilità di sviluppo che si sono in qualche modo realizzate, ma anche di quelle, tante!, che viceversa non si sono poi realizzate, talora a nostro vantaggio, più spesso – crediamo – a nostro danno.
Considerando i due testi nel loro complesso, la resa della temperie italiana del secondo decennio del secolo scorso è perfetta: nessuna corrente ideale, nessun lievito vitale, nessuna direzione di sviluppo, nessun evento gravido di futuro è trascurato o dimenticato, con una sola grande eccezione: la guerra.
Per il testo panziniano il motivo è semplice: il suo nucleo originario è precedente, il viaggio è stato compiuto nel 1913; rielaborandolo per la pubblicazione su rivista, scoppiata già la guerra (ma con l’Italia ancora in pace), Panzini non volle che di questa il libro fosse specchio, anche se i toni dovettero risultare meno sereni e più cupi dell’impostazione originaria; e questa tendenza si accentuò, naturalmente, all’atto della pubblicazione in volume (1919). Diverso il caso di Puccini: uscito indenne dalla grande fornace, aveva per il momento chiuso tutti i conti con la guerra con ben tre libri (“Dal Carso al Piave”; “Come ho visto il Friuli”; “Davanti a Trieste”), per cui questo libro della fine del 1920 (come l’autobiografia breve che di qualche mese lo precede) la guerra lascia completamente da parte.
Ma giudicheranno i lettori di oggi quale massa e forza di fermenti vitali siano compresse nei due testi affiancati.
Un’ultima parola sui rapporti intercorsi fra i due scrittori e i due testi. Il prestito pucciniano nella struttura del libro rispetto al prototipo panziniano è per un verso innegabile: il viaggio in Italia, col mezzo ferroviario ormai popolare, di un letterato di mezza età, con molteplici incontri in luoghi diversi, persino l’identica partenza da Milano… Per altro verso, esso è totalmente legittimo: nel contenitore prestato è versato un contenuto assolutamente nuovo, percorso, rispetto alla serenità di fondo panziniana, da una sottile, inesausta inquietudine, che talora giunge quasi alle soglie dello smarrimento e dell’angoscia.
Del resto, il prestito era più che gradito a chi lo concedeva: il rapporto fra i due scrittori, nato precocemente e quasi unilateralmente fra un Panzini di mezza età ed un Puccini ventenne nel 1907 – anno cruciale in cui uscirono il settimo libro di narrativa del primo ed il primo libro del secondo -, cementatosi nel 1913-15 (Puccini editore di Panzini), non fu mai così vivo e cordiale e fecondo come precisamente in questo periodo (1919 – 21) in cui apparvero in volume i due testi qui ripresentati. E converrà ancora ricordare che fu proprio in questo periodo che Puccini pilotò il comune passaggio dei due Autori sotto le insegne di Arnoldo Mondatori Editore; il che segnò il destino editoriale di Alfredo Panzini per tutto il ventennio successivo.

Il volume ripropone, intercalando il testo con immagini d’epoca dei luoghi citati, i romanzi Viaggio di un povero letterato (1919) di Panzini e Viva l’anarchia! (1920) di Puccini.

dettagli:

prezzo: € 17,50 + spedizioni
pagine: 322
collana: i libri della Fondazione
n.ro: 4

Ordinazioni (per l’Italia):

 

Viaggi in Italia. 1913-1920 – Panzini e Puccini con spedizione piego libri assicurato (€ 20.00)

 

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