Presentare un’opera come la Bibliografia di Mario Puccini, curata da Roberto Pirani, così vasta e articolata può risultare semplice, basta sottolineare la quantità e la novità dei dati, e complesso e difficile al tempo stesso, perché in tanta abbondanza e profluvie di contributi ci si può anche perdere. Non resta quindi che affidarsi ad alcune considerazioni, non esaustive sicuramente, che permettano però di coglierne gli aspetti significativi e che mostrino come, a saperla leggere, sia possibile trarre indicazioni utilissime non solo dal punto di vista della conoscenza dei materiali, ma anche e soprattutto da quello critico.
La prima cosa che colpisce nel lavoro di Pirani è l’enorme, smisurato, verrebbe voglia quasi di aggiungere incredibile, dilatarsi ed ampliarsi degli scritti pucciniani individuati e descritti. Dalle poche pagine e da appena 81 voci della pur meritoria bibliografia di Pesce, stampata per la prima volta in calce al volume miscellaneo Omaggio a Mario Puccini (1967), si passa alle duecento e più pagine di questa nuova, esaustiva e articolatissima bibliografia. Per certe parti (narrativa, teatro, scritti di viaggio, prefazioni o cure, testi per la scuola e per la gioventù, saggistica), già definite nella precedente, si tratta di aggiunte più che corpose, a volte vere e proprie sezioni dotate di vita autonoma: si pensi solo alle centinaia di racconti o di scritti a carattere saggistico, reperiti su giornali e riviste, e descritti per la prima volta. In altri casi vengono definiti ambiti totalmente nuovi, quali ad esempio “poesia, radiodrammi, traduzioni, epistolario, cinema, bibliografia secondaria italiana e straniera”, fino ad oggi del tutto inesplorati e in alcuni casi sconosciuti. Da qui l’enorme arricchimento, l’accavallarsi dei contributi, dei dati, che da un lato fotografano con precisione millimetrica la produzione pucciniana e dall’altro ne svelano al contempo la vastità e la complessità, riconsegnandoci lo scrittore a tutto tondo, in tutte le sue manifestazioni, anche quelle minori; rivelandoci concretamente modi di operare, tic e manie, abitudini e preferenze, interessi e idiosincrasie. È evidente così che mai, come in questo caso, la quantità si traduce in qualità, capace com’è di per se di aprire nuove vie, nuovi percorsi critici.
Basterebbe da questo punto di vista limitarsi ai “Romanzi e alle Raccolte di racconti”, magari facendoli interagire con i nuovi apporti reperibili nella sezione “Racconti, Brani di memoria e autobiografici, su periodico e in antologia”.
In questo ambito abbiamo innanzi tutto la definitiva soluzione di alcuni problemi bibliografici relativi alle diverse edizioni di una stessa opera. Si pensi per esempio a Cola, di cui, dopo la prima edizione (Vecchioni, 1927), vengono indicate le ristampe e le due redazioni successive, sgombrando il campo da ogni possibile dubbio e dando preziose indicazioni a chi vorrà ripercorrere le varie fasi di scrittura del romanzo. Oppure all’opposto a Viva l’anarchia, che pubblicato in tre diversi momenti, l’ultimo con il titolo Quando non c’era il Duce, non presenta alcun problema di varianti, perché, come capitava all’epoca e spesso con Puccini, non si tratta di tre edizioni diverse, ma semplicemente della ricopertinatura delle copie delle prima edizione rimaste invendute.
Sempre in questa sezione vengono poi individuati e descritti nuovi romanzi, di cui fino a questo momento si ignorava l’esistenza, apparsi a puntate su giornali e riviste e non ripresi poi in volume. È il caso, ad esempio, de L’ultimo degli anarchici, che venne stampato sul “Popolo di Trieste” dal novembre del 1923 all’aprile del 1924 e poi ripresentato, dopo ampia rielaborazione, su “L’Ambrosiano” nel 1938, con il titolo di Le novantanove disgrazie di Saverio Acca. Romanzo umoristico.
In parte simile è anche la vicenda editoriale di Ruggine, pubblicato su “L’Azione” nel 1922, poi col titolo Vortice su “I Diritti della Scuola” fra 1935 e 1936 e infine col titolo Ruggine. Romanzo milanese in “Cultura Moderna” fra 1939 e 1940. Simile perché nel 1924 il romanzo venne stampato in volume, ma solo in traduzione spagnola, dovuta a Rafael Cansino Assens, con il titolo di Herrumbre.
In questa sezione infine un ultimo elemento di novità è dato dalla scoperta e descrizione di testi che, pubblicati su giornale o rivista, permettono di anticipare la stesura di alcune delle opere pucciniane rispetto alla loro data di stampa. È il caso ad esempio di Comici, edito da Ceschina nel 1935, ma in realtà già diffuso a puntate una prima volta col titolo Nomadi nel 1931 su “L’Illustrazione Italiana”. È ancora il caso, forse più significativo del racconto lungo Caratteri e dello stesso Cola.
Il primo, compreso nella raccolta Essere o non essere del 1921, è il racconto da cui, dopo una rielaborazione più che trentennale, Puccini ricaverà quella che per molti è la sua opera più significativa: La terra è di tutti. (Prima vita di Cornelio), apparsa per i tipi della Vallecchi nel 1958. Anche qui un elemento di novità: in realtà lo stesso materiale, in prima redazione, era già stato pubblicato l’anno prima, nel giugno del 1920, con il titolo Socialisti, e questa è già una prima variante significativa, nella collezione “Romantica” dell’editore Vitagliano.
Per Cola, altro romanzo che sicuramente rappresenta una delle prove meglio riuscite e di maggior valore di Puccini, edito in prima edizione nel 1927, si può andare ben più indietro nel tempo. Infatti al materiale già individuato da De Nicola nel suo volume su Puccini (Sensazioni di guerra. Una partenza, in “La Rivista “, 28 febbraio 1918; La casa al fronte in “Secolo XX”, ottobre 1918; Ricordi e di guerra. questi monti di razza nuova, in “II Mondo”, (20 ottobre 1918), si aggiunge ora anche un nuovo scritto: Cinque minuti di Alt, in “La Trincea”, 10 ottobre 1918. Testi ed anticipazioni che dimostrano che a questa altezza Puccini aveva già scritto gran parte del romanzo, se non tutto. Anche qui ovviamente non solo retrodatazione della stesura dell’opera, ma ulteriori varianti da analizzare e da confrontare con quelle delle edizioni successive.
Un settore del tutto nuovo rispetto alla precedente bibliografia e ricchissimo di materiali è, poi, quello dei contributi pubblicati su giornali e riviste, in Italia o all’estero, sia di carattere narrativo che saggistico. Sono scritti a carattere eterogeneo, di valore diseguale, talvolta di scarso impegno e a carattere divulgativo, legati alla sua collaborazione a riviste o giornali di gusto popolare, però redditizi a livello economico. In altri casi si tratta invece di testi più sentiti, rivelatori dei suoi gusti, delle sue preferenze, della sua concezione dell’arte. Nell’insieme comunque estremamente interessanti e capaci di illuminare nella sua poliedricità la sua personalità e di definire, oltre le opere in volume, le tematiche, le idee, i motivi che animano la sua produzione. Solo ora, tanto per fare un esempio delle nuove possibilità offerte dalla moltitudine e varietà di testi rinvenuti e descritti nella presente bibliografia, si potrebbero raccogliere gli articoli in cui Puccini parla degli scrittori marchigiani e in generale dei luoghi delle Marche e riuscire così a chiarire meglio il tema del suo rapporto con la regione e la città natale. Analogo discorso ovviamente si potrebbe fare per tanti altri temi e motivi.
Tutto questo insieme di scritti consente più in generale di ricostruire il mondo e il quadro culturale di un intellettuale-tipo, che fra le due guerre decide di vivere esclusivamente dei suoi libri e delle collaborazione ai giornali. In particolare permette di chiarire meglio i rapporti tra Puccini e il fascismo. Il tema non è nuovo e riguarda un po’ tutti gli scrittori del ventennio, costretti ad oscillare tra l’esigenza di scrivere e pubblicare sotto un regime che ovviamente lasciava poco spazio a chi non si uniformava e la volontà di non tradire se stessi, di mantenersi fedeli alle proprie convinzioni e alle proprie idee sulla letteratura. Ora la bibliografia approntata da Pirani aggiunge tantissimo materiale nuovo, sicuramente indispensabile per mettere meglio a fuoco questa problematica. Fin d’ora, però, almeno un paio di testi fra quelli inventariati permette di cogliere, soprattutto alla metà degli anni trenta, quando il regime sembrava destinato a lunga vita e il consenso era più ampio, un avvicinamento al fascismo maggiore di quanto si potesse credere finora. Si tratta di un romanzo pubblicato sulla rivista “Gente Nostra”, dal settembre del 1937 al marzo del 1938, il cui titolo Credo (Romanzo dell’Era Fascista), è già di per se significativo e della prefazione, apertamente schierata a sostegno del generale Franco, al volume anonimo Testimonianze di tre deputati alle Cortes sulla giustizia del Fronte Popolare spagnolo, stampato sempre nel 1937 a Roma.
Un ultimo settore di grande interesse, perché integra e completa la ricognizione della produzione pucciniana è quello, finora quasi del tutto ignorato, degli scritti sotto pseudonimo, che vanno dai primi anni dell’attività di Puccini fino alla fine. In particolare, oltre ai tanti usati per gli articoli su giornali e riviste, è da segnalare quello di Lazarillo, il solo utilizzato per gli scritti in volume. E’ legato alla collaborazione alla collana “Gli Uomini del Giorno. ..” della casa editrice milanese Modernissima, che, attraverso brevi profili degli uomini e delle donne “di cui maggiormente si parla o si sparla ai dì nostri: letterati, uomini politici, attori, commediografi, musicisti, scienziati, industriali, artisti, giornalisti”, si proponeva di sciogliere in maniera divulgativa ed aneddotica le legittime curiosità del pubblico attorno a ciascuna di queste “personalità”. Opere quindi destinate ad un pubblico non specialistico, a carattere popolare. Puccini pubblicò qui il profilo di Salvator Gotta (1919) e di Giovanni Papini (1920). Forse uscì anche il volume, dato come in corso di stampa, dedicato ad Annie Vivanti, di cui comunque apparve un’anticipazione su “Il Piccolo della Sera”, il 2 novembre 19206. Lazarillo quindi: probabilmente per evitare un’eccessiva sovraesposizione, aggiungendo altri libri a suo nome a quelli pubblicati fra il 1919 e 1920, o per prendere in qualche modo le distanze dalla collaborazione ad una collana divulgativa e troppo popolare. Resta comunque il fatto che qui ci si trova di fronte a testi autenticamente pucciniani, in cui affiora evidente quella che è la caratteristica tipica del suo modo di far critica, cioè la tendenza ad affiancarsi sempre, se non a sovrapporsi, all’autore indagato, dando anche ampio spazio agli elementi aneddotici ed autobiografici.
Volendo concludere queste brevi e sommarie riflessioni si può con sicurezza affermare che la bibliografia approntata dal Dott. Pirani rappresenta un momento decisivo per gli studi pucciniani. Un vero e proprio monumento di cui nessuno studioso potrà fare a meno. Un sicuro punto di partenza, ma anche un viaggio affascinante e godibilissimo in se e per se all’interno di una produzione sterminata capace di offrire sempre nuove e inattese scoperte.
Giovanni Ricciotti
dettagli:
prezzo: € 15 + spedizioni
pagine: 246
collana: i libri della Fondazione
n.ro: 5
Ordinazioni (per l’Italia):
Bibliografia di Mario Puccini con spedizione piego libri raccomandato (€ 18.00)