Mario PUCCINI nacque a Senigallia il 29.7.1887; il padre, tipografo, era originario della Lucchesia. Visse a Senigallia e ‑ dopo i vent’anni ‑ fra Senigallia e Ancona fino all’anno 1913; da questa data e fino al suo richiamo alle armi (1915) soggiornò piuttosto a lungo a Milano, proseguendo lì l’attività iniziata ad Ancona appena ventenne. Si trattava dell’attività editoriale condotta dalla ” CASA EDITRICE GIOVANNI PUCCINI & FIGLI” fino al 1914 (fra il ’10 ed il ’14 risultano pubblicate dalla Casa alcune decine di libri, molti dei quali per diverse ragioni notevoli); continuata poi da Mario a Milano sotto la sigla sociale dello “STUDIO EDITORIALE LOMBARDO” (PUCCINI‑LINATI‑FACCHI) fino al 1919; naturalmente, per Puccini, con la rilevante interruzione determinata dalla prima guerra mondiale.
Puccini fu al fronte, prima come soldato, poi come ufficiale; prestò servizio al quartier generale di DIAZ; fu anche decorato.
Nel frattempo, addirittura dal 1907, era iniziata pienamente la sua attività e produzione letteraria, per cui la storia personale di Puccini divenne gradualmente soprattutto quella dei suoi libri e, più in generale, quella della sua produzione letteraria e giornalistica, narrativa e saggistica, progressivamente sempre più presente su una miriade di giornali e riviste.
Liquidato lo Studio Editoriale Lombardo, Puccini ‑ che fino a quel momento aveva pubblicato i suoi libri presso le sue stesse edizioni o presso editori minori o minimi ‑, in sodalizio con uno degli scrittori da lui più ammirati, Alfredo PANZINI, trasmigrò sotto le bandiere di Arnoldo MONDADORI, in quegli anni (1920/21) in piena fase espansionistica ed aggregatrice di nuove, illustri firme.
Fu in quell’anno 1920 che Puccini decise irrevocabilmente che sarebbe stato solo scrittore e che solo dalla scrittura avrebbe ricavato il sostentamento suo e della sua famiglia: decisione certo non facile, posto che questa era già di quattro persone e ben presto ve ne sarebbe stata una quinta, l’ultimo figlio Dario, nato nel 1921. La condizione economica della famiglia fu per qua!che anno tutt’altro che tranquillizzante, specie dopo che il sodalizio editoriale con Mondadori cessò, pubblicati appena due libri (ben altrimenti duraturo sarebbe stato invece il sodalizio Mondadori‑ Panzini, che perdurò ben oltre la stessa scomparsa dello scrittore). E di qui in poi le sorti editoriali di Puccini furono sempre assai ondivaghe, spesso ancora caratterizzate da rapporti velocemente esauriti con editori piccoli o piccolissimi.
Ma contemporaneamente Puccini seppe trasformare se stesso, per quanto attiene a pubblicazioni di narrativa e di saggistica su periodici, in una delle più sensazionali machines à écrire che si fossero mai viste: come nota il PIRANI la sua produttività e la sua capacità di far apparire i suoi prodotti sulle più svafiate testate lo collocano, più che sul versante di un intensissimo “artigianato culturale”, addirittura fra i precursori o fra i fondatori di una nascente “industria culturale” ignara ancora del proprio nome. Si consideri che la sola bibliografia generale primaria di Puccini, redatta appunto da Roberto Pirani, conta circa 6000 (seimila) voci!
Ben presto avvenne il trasferimento della famiglia a Roma (la residenza nella capitale era ideale, ovviamente, ai fini di cui sopra), per cui successivamente alle date suindicate i ritorni a Senigallia furono giustappunto solo dei ritorni, più o meno prolungati (soprattutto durante la seconda guerra mondiale, nonché quasi sempre nei periodi estivi ed in special modo dal ’46 al ’53). Ma vi fu frammezzo il ritorno a Roma, fra il ’42 ed il ’45, tragica stagione nell’arco della quale Mario Puccini, che nei confronti del regime pur aveva avuto in precedenza qualche cedimento, tanto vistoso quanto umanamente comprensibile, subì l’arresto, come ostaggio per il figlio Dario, attivo nella resistenza romana, e la carcerazione ad opera della banda Koch: una drammatica esperienza di cui egli, pur tanto facondo, non amava parlare.
Nel ’53 si stabilì a Formia, attratto dalla mitezza del clima, più confacente di quello senigalliese alla sua salute.
Si spense a Roma alla fine del 1957; aveva appena finito di correggere le bozze di La terra è di tutti, il romanzo, ambientato in una Fano che tanto somiglia a Senigallia, che è considerato ‑con Dov’è il peccato, col Cola, con questa Prigione, con Ebrei, e con molti racconti ‑ uno dei suoi esiti più alti. Fra quanti lo conobbero lasciò di sé ricordi incancellabili: la capacità di dialogo, l’apertura al nuovo e a! giovani, l’interesse per ogni aspetto dellavita, la leggendaria attitudine all’ascolto, sono questi gli assi portanti di quel tenace ricordo.
Riteniamo utile per il lettore riprodurre l’elenco delle opere di narrativa (romanzi e raccolte di racconti) di Mario Puccini risultanti dalla sez. A della bibliografia generale del Pirani.
È stata operata un’aggiunta: quella del volume sub 12, riscoperto recentemente dal prof. Giovanni RICCIOTTI, inesausto ricercatore di testi rari (il 12 dell’elenco Pirani è così divenuto 12 bis).
La prigione (Casa Editrice CESCHINA) reca in copertina, in bella evidenza, la dizione “Romanzo” e la data 1932. Né l’una né l’altra trovano conferma all’interno del volume, giacché nel frontespizio il Romanzo diventa “Racconto”, mentre nella pagina finale il Racconto risulta “Finito di stampare il 5 ottobre 1931”.
Nulla di sorprendente, né per l’una né per l’altra discordanza: è noto, infatti, che nessuno ha mai trovato un criterio univoco per distinguere il romanzo breve dal racconto lungo; mentre negli anni ’30 non era raro che i libri pubblicati negli ultimi mesi di un anno risultassero in copertina e/o nel frontespizio come appartenenti all’anno successivo. Comunque nella specie l’esattezza del finito di stampare risulta dalla perfetta coerenza con la prima recensione al volume, apparsa sulla “STAMPA” di Torino il 17.11.1931: non v’è dunque dubbio sul fatto che negli ultimi mesi del 1931 ii libro era già pubblicato, distribuito e in circolazione.
Non si può dire che esso abbia avuto una grande accoglienza di critica: qualificata, gi (ROSATI, PIOVENE, BOCELLI, )OVINE, PANNUNZIO, TECCHI ….); ma non amplissima (nell’accuratissima bibliografia secondaria italiana del Pirani risultano non più di 15 recensioni al volume).
Anche il successo di pubblico non dovette essere cospicuo, se è vero, come è certo, che un editore pur disponibile ed attento come il Ceschina, che del pucciniano Ebrei, pubblicato in prima edizione in quello stesso 1931, fece successivamente una seconda ed una terza edizione, non ristampò mai La prigione. Che dunque nei 73 anni trascorsi non è stata mal ristampata: sì che le copie esistenti note del libro oggi non sembrano essere più di una decina, biblioteche pubbliche incluse.
Per quanto riguarda gli studi successivi e le monografie, quella, ancor oggi fondamentale, di Salvatore BATTAGLIA (1967), pur inquadrando con sicurezza La prigione in quel gruppo di opere maggiori che, apparso fra il 1922 e il 1935, insieme ‘formano uno dei nuclei più vitali e compatti della narrativa del nostro tempo”, non la faceva oggetto di una particolare analisi o considerazione.
Anche Francesco DE NICOLA, nel suo meritorio L’alibi dell’ambiguità. Puccini uno scrittore fra le due guerre, Foggia, 1980, dopo aver qualificato La prigione come “romanzo proustiano giocato sulla ricerca nella memoria della qualità morale del protagonista”, si limitava a riferire i giudizi, a loro volta limitativì, espressi dalla critica all’apparire del libro, giustamente riconoscendoli “viziati da una pregiudiziale scarsa disponibilità ad accettare uno scrittore non in cerca di facile presa sul lettore, ma attratto da obiettivi stilistici e tematici complessi”.
Era forse necessario che passassero settant’anni perché Sandro GENOVALI, nel suo Romanzo di Senigallia, restituisse a questo libro il posto che gli competeva e gli compete fra i vertici assoluti della narrativa pucciniana, individuando in esso, con una analisi amplissima e tesissima, l’inequivocabile “tocco dei maestri”.
Il testo non può che essere quello della prima (e fin qui unica) edizione del 1931, fatte salve l’eliminazione dei refusi di assoluta evidenza e la normalizzazione degli accenti.
Da La prigione fu ricavato un film con lo stesso titolo, girato in esterni a Senigallia in piena seconda guerra mondiale (1942); la regia fu di Ferruccio CERIO, che insieme ad Alessandro DE STEFANI e Mino DOLETTI firmò anche la sceneggiatura, sulla quale peraltro esercitò la sua supervisione lo stesso Puccini.
La pellicola sembra oggi introvabile.
dettagli:
prezzo: € 12.5 + spedizioni
pagine: 206
collana: i libri della Fondazione
n.ro: 6
Ordinazioni (per l’Italia):
La prigione con spedizione piego libri assicurato (€ 15.00)