Torna, dopo circa un ventennio, uno dei più amati personaggi della SF a fumetti, Jeff Hawke, nella sua incarnazione come Lance McLane, il medico delle stelle. La più grande saga fantascientifica a fumetti (ma non solo) trova finalmente la conclusione, con la pubblicazione delle ultime storie inedite. Ultime ma non ultime! Infatti la successione delle storie proposte segue fedelmente il modello costruito dall’autore, ma ne restano escluse due interi episodi “laterali”, che verranno pubblicati – a colori, come nella versione originale – nel prossimo volume che, assieme alla cronologia definitiva, conterrà anche illustrazioni – a colori – inedite, e tutto ciò che riguarda Jordan, Hawke e McLane che non compare in questo libro. I due libri raccoglieranno TUTTO quanto è stato pubblicato sui personaggi, dopo che la Milano Libri ne sospese la pubblicazione in Italia.
Il libro contiene:
• la biografia (definitiva, con tanto di data di nascita, che non è quella riportata sul sito ufficiale, né quella di Wikipedia) di Sydney Jordan e di Willie Patterson;
• un panorama della SF a fumetti fino alla fine dei ’70;
• l’analisi dell’evoluzione della serie e del personaggio, dagli inizi alla trasformazione McLane/Hawke, agli ultimi sviluppi;
• note e approfondimenti sui collaboratori della serie;
LE STORIE
• Angelo di carità M51 – M105 (riproposta delle prime strisce di Lance McLane in cui entra in scena la coprotagonista Fortuna, che i lettori della collana edita dalla Milano Libri non hanno mai visto);
• Virus H8866-H9017 (pubblicata su Eureka; nuova traduzione e nuovo lettering; inedita in volume)
• Un Messaggio per Medusa H9018-H9169 (inedita)
• Beffa del tempo H9170-H9316 (pubblicata parzialmente su Corto Maltese, qui completa; inedita in volume)
• Fuori dall’eclittica H9317-H9439 (inedita)
• Cantico per Matusalemme H9440-H9454 (inedita)
Il libro contiene anche alcune illustrazioni inedite realizzate da Jordan per varie iniziative, fotografie e vari contributi di collaboratori dell’autore. continua a leggere…
Non solo America. L’avventura del western in Italia nel XX secolo.
L’AVVENTURA DEL WESTERN IN ITALIA NEL SECOLO XX
UN REGESTO GENERALE DEL WESTERN LETTERARIO APPARSO IN ITALIA NEL SECOLO XX CON CENTINAIA DI ILLUSTRAZIONI IN BIANCO E NERO E A COLORI (JACONO)
Bibliografia del genere Western: quasi tremila opere di centosettanta editori diversi; schede delle più importanti riviste del genere apparse in Italia tra gli anni 40/50 ; il western ispanico; riscoperta di Franco Baglioni un”gigante ” del Genere;
Scritti ed interventi di Tiziano Agnelli, Gianni Brunoro, Alessandra Calanchi, Alfredo Castelli, Mariangela Cerrino, Giulio G.Cuccolini, Renato Rizzo, Edgardo Rodia.
Saverio Acca – Portfolio Guareschi
Sei serigrafie (con cartella contenitrice in cartoncino) che riproducono 16 disegni di Giovannino Guareschi per Le 99 disgrazie di Saverio Acca, un romanzo scritto da Mario Puccini. Si tratta dei primi disegni pubblicati da Guareschi, che poi si sarebbe affermato come grande romanziere e vignettista. Ogni portfolio è autenticato dagli Eredi Guareschi e da un membro della Fondazione.
Stampato nel 2005 presso la SERITAMP di Osimo.
Tiratura: 125 esemplari, di cui 20 con numerazione romana, destinati agli Eredi e ai componenti della Fondazione; 100 con numerazione araba e 5 prove di stampa.
6 tavole, 35 x 50 cm, carta di pregio.
Gli illustratori di Urania. Karel Thole, pittore di fantascienza
Dopo aver affrontato l’origine dell’illustrazione fantascientifica in Italia con Gli illustratori di Urania – Caesar & Jacono, la Fondazione Rosellini festeggia i 60 anni della rivista principe della fantascienza italiana dedicando un sontuoso volume, di grande formato, all’illustratore che diede l’impronta più longeva e personale al periodico, Karel Thole. Il libro raccoglie tutte le copertine realizzate dal grande autore (quasi mille) più quelle per i Millemondi, per I Classici di Urania, per Urania Blu e per Doc Savage, arricchite dalla riproduzione in formato quasi 1:1 di decine di copertine riprodotte direttamente dagli originali. È quindi possibile analizzare il lavoro originale dell’autore e confrontarlo con la versione pubblicata, verificando modifiche e correzioni redazionali, ma anche “leggendo” l’opera praticamente tratto per tratto.
L’opera di Thole è corredata di precise e puntuali disamine opera di Fruttero e Lucentini – a lungo direttori della rivista, Giuseppe Festino – noto illustratore con decennale carriera alle spalle –, Giulio Cuccolini e Gianni Brunoro, notissimi critici nei campi di illustrazione e fumetto, Giuseppe Lippi – attuale direttore editoriale di Urania – e completata con la riproduzione di una rarissima intervista allo stesso autore.
Grazie alla qualità degli interventi e della riproduzione il libro si propone come un’opera fondamentale per la conoscenza di uno dei più grandi illustratori del XX° secolo, ma anche come un tassello indispensabile per gli amanti e gli storici di uno dei generi letterari più amati: la fantascienza.
Salgari, salgariani e falsi Salgari
Si tratta di un libro che affronta aspetti dell’opera salgariana finora poco o mai analizzati, di cui occorre mettere in evidenza come le varie sezioni siano corredate da centinaia di illustrazioni che esemplificano i contenuti. Ogni sezione è accompagnata da un ricco apparato iconografico – illustrazioni interne e copertine – che partono dagli inizi, fine ‘800/inizio ‘900, tratte da pubblicazioni oggi rare o rarissime.
Tra le parti più importanti va segnalato il saggio di grande respiro che per la prima volta propone il tema del confronto tra i cicli dell’opera salgariana e i lavori dei “continuatori” e dei “pirati” che, a titolo più o meno legittimo, proseguirono il lavoro dello scrittore veronese e non manca nemmeno un’analisi che ricollega la scrittura salgariana, volutamente “popolare”, con la letteratura “alta”.
Viene proposta per la prima volta anche la bibliografia completa di Luigi Motta, che per mole e qualità degli scritti fu il principale epigono e continuatore di Salgari.
Un’altra sezione del libro propone un’analisi della illustrazione salgariana incentrata sui grandi autori che furono artefici del rilancio dei personaggi salgariani nel periodo tra i ’40 e la fine del ’60. Autori come Porcheddu, Molino, Albertarelli, di cui vengono riprodotte, a colori, centinaia di copertine e illustrazioni interne.
Completa il volume un’analisi dell’opera salgariana nei fumetti, corredata della monumentale cronologia che è la più completa prodotta a tutt’oggi, il tutto riccamente illustrato con esempi che coprono il periodo che va dal 1936 al 2010.
Gli illustratori di Urania. Caesar & Jacono
Il libro presenta tutte le copertine realizzate da Curt Caesar e Carlo Jacono per Urania, la rivista di fantascienza italiana che è probabilmente la più longeva del mondo (esce ininterrottamente da 52 anni), recuperando l’inizio della illustrazione fantascientifica italiana: analisi degli autori e delle tecniche, cronologia dei primi 10 anni di Urania, e un ricco dossier su Caesar, famosissimo anche come fumettista negli ventennio tra i Quaranta e i Sessanta -fu anche il copertinista/illustratore/ fumettista di punta de II Vittorioso- che è oggi dimenticato dai più. Era tutta da inventare, in quel 1952, l’iconografia di fantascienza, così come il relativo genere letterario, che ancora non esisteva! Mentre negli States il nuovo tipo di narrazione godeva di grande successo, soprattutto da parte di un pubblico giovane e più istruito della media, in Italia non esisteva ancora nulla di simile alle riviste dalle rutilanti copertine colorate, piene di mostri alleni, astronavi, panorami stellari e giovani donne piuttosto seducenti. Non è un caso infatti che a inventare il termine (che deriva da quello americano science fiction) fu Giorgio Monicelll, che di Urania fu l’inventore, il curatore, nonché traduttore, redattore…
Nei 10 anni della sua “curatela” (Urania era infatti l’unica rivista di casa Mondadori a non avere una redazione), la rivista ebbe un ruolo determinante nel formare l’immaginario fantastico degli italiani, fino ad allora Influenzato solo dal fumetti (ritenuti però all’epoca diseducativi e riservati ai soli bambini e adolescenti) e dai pochi film -di solito in bianco e nero- provenienti da oltre oceano. Le sue scintillanti copertine aprivano letteralmente porte su altri mondi e altre dimensioni. Nata a imitazione delle magazines americane, Urania ha presentato per 10 anni, oltre alle pregevolissime copertine, anche più di mille illustrazioni interne in bianco e nero, la maggior parte delle quali affidate a Carlo Jacono.
Dal 1952 al 1962 Urania ha proposto agli italiani il meglio dell’illustrazione fantascientifica, con una continuità che costituisce un record per la quantità e la qualità media dei lavori pubblicati. Queste copertine e illustrazioni interne non sono più state viste da oltre mezzo secolo e sono del tutto sconosciute al grande pubblico. È un merito e un privilegio per la Fondazione, riproporle all’attenzione del pubblico di oggi, recuperando un pezzo significati-
Le radici del noir
Oggi non esiste successo editoriale che non abbia il carisma del giallo che, per di più, ha subito una quasi totale evoluzione verso il noir. Ossia quella particolare corrente basata sulle tematiche “del delitto” nella realtà, non quello inventato, letterario. Risulta dunque interessante, sul piano culturale, rintracciarne le origini.
Ci ha pensato un lettore appassionato e sagace analista quale è Pasquale Pede, in un saggio di grande rigore e forte suggestione. Inizialmente egli ripercorre le origini del giallo, evidenziando come nelle riviste popolari americane degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso si sia andata sviluppando questa corrente “realista”.
Ampia parte del volume approfondisce in vere e proprie brevi monografie i percorsi biografici e le carriere letterarie di tredici tra i più significativi fra gli scrittori del settore, dagli anni ’20 ai ’50, che si possono considerare il periodo d’oro di questo filone. Autori come Hammett, Chandler, Cain, Thompson e altri, ormai rivalutati dalla critica per la loro solida consistenza letteraria.
Il saggio ha inoltre un formidabile apparato di centinaia di immagini (in b/n e a colori) tutte con adeguata ed esauriente didascalia, che documentano visivamente con copertine, illustrazioni, ritratti di autori, tutto ciò che il testo descrive e analizza.
Si tratta dunque di un’opera ad ampio spettro, su un settore nel quale non esisteva finora in Italia una disamina storico-evolutiva così circostanziata.
Segretissimo Jacono
Non è affatto escluso che, a volte, tocchi alle immagini, piuttosto che alle parole, fare la storia…
Il volume si configura come una precisa metafora bibliografico-visuale di un’intera collana, tale da fare la vera gioia per l’appassionato. È anche un saggio di eccellente funzionalità per lo studioso o per chiunque abbia interessi di vario genere sotto il profilo editoriale.
Nel saggio, un approfondimento è quello riguardante le tecniche esecutive di Jacono e la loro evoluzione nel corso degli anni, specie con l’attenzione rivolta agli strumenti da lui usati e alla documentazione (notevole) da lui evidenziata, ancora più specificamente nel raffigurare una quantità sterminata di differenti tipi di arma.
Un interessante aspetto dell’opera –contenente, come si è detto quasi 1500 riproduzioni- è la compresenza, in molte pagine, della riproduzione in grande del bozzetto originale di una copertina, accanto alla riproduzione della stessa: ciò che permette non solo di apprezzare al meglio i particolari dell’opera illustrativa, ma anche di comprendere come succeda spesso che le necessità del passaggio tipografico penalizzino in parte i pregi della concezione originaria.
In sostanza, dunque, il volume è la stupefacente raccolta di tutte le “figurine” (in dimensione di 6×8 cm) che costituiscono l’intera storia visuale di una collana ampiamente popolare.
Le novantanove disgrazie di Saverio Acca
Da una “indagine” di Mario Pirani nasce il recupero di questa opera di Mario Puccini mai apparsa in volume dopo la pubblicazione a puntate sul quotidiano L’Ambrosiano nel 1938. Rintracciati presso la Biblioteca Braidense, sotto forma di microfilm, i giornali (mancanti della puntata n.15, reperita presso la Biblioteca Sormani), si è proceduto alla trasposizione su supporto informatico con un controllo continuo e pignolo. Parallelamente alla bellezza del testo che si andava svelando, veniva alla luce anche il fascino delle illustrazioni di Guareschi, vero complemento ed integrazione del romanzo, cui conferiscono un’atmosfera unica.
Questo libro nasce dunque dall’esigenza di (ri)portare sotto gli occhi del pubblico l’ottimo lavoro di due grandi autori che rischiava di essere ingiustamente dimenticato, e rappresenta il recupero di un pezzo della storia culturale nazionale.
La prigione
Mario PUCCINI nacque a Senigallia il 29.7.1887; il padre, tipografo, era originario della Lucchesia. Visse a Senigallia e ‑ dopo i vent’anni ‑ fra Senigallia e Ancona fino all’anno 1913; da questa data e fino al suo richiamo alle armi (1915) soggiornò piuttosto a lungo a Milano, proseguendo lì l’attività iniziata ad Ancona appena ventenne. Si trattava dell’attività editoriale condotta dalla ” CASA EDITRICE GIOVANNI PUCCINI & FIGLI” fino al 1914 (fra il ’10 ed il ’14 risultano pubblicate dalla Casa alcune decine di libri, molti dei quali per diverse ragioni notevoli); continuata poi da Mario a Milano sotto la sigla sociale dello “STUDIO EDITORIALE LOMBARDO” (PUCCINI‑LINATI‑FACCHI) fino al 1919; naturalmente, per Puccini, con la rilevante interruzione determinata dalla prima guerra mondiale.
Puccini fu al fronte, prima come soldato, poi come ufficiale; prestò servizio al quartier generale di DIAZ; fu anche decorato.
Nel frattempo, addirittura dal 1907, era iniziata pienamente la sua attività e produzione letteraria, per cui la storia personale di Puccini divenne gradualmente soprattutto quella dei suoi libri e, più in generale, quella della sua produzione letteraria e giornalistica, narrativa e saggistica, progressivamente sempre più presente su una miriade di giornali e riviste.
Liquidato lo Studio Editoriale Lombardo, Puccini ‑ che fino a quel momento aveva pubblicato i suoi libri presso le sue stesse edizioni o presso editori minori o minimi ‑, in sodalizio con uno degli scrittori da lui più ammirati, Alfredo PANZINI, trasmigrò sotto le bandiere di Arnoldo MONDADORI, in quegli anni (1920/21) in piena fase espansionistica ed aggregatrice di nuove, illustri firme.
Fu in quell’anno 1920 che Puccini decise irrevocabilmente che sarebbe stato solo scrittore e che solo dalla scrittura avrebbe ricavato il sostentamento suo e della sua famiglia: decisione certo non facile, posto che questa era già di quattro persone e ben presto ve ne sarebbe stata una quinta, l’ultimo figlio Dario, nato nel 1921. La condizione economica della famiglia fu per qua!che anno tutt’altro che tranquillizzante, specie dopo che il sodalizio editoriale con Mondadori cessò, pubblicati appena due libri (ben altrimenti duraturo sarebbe stato invece il sodalizio Mondadori‑ Panzini, che perdurò ben oltre la stessa scomparsa dello scrittore). E di qui in poi le sorti editoriali di Puccini furono sempre assai ondivaghe, spesso ancora caratterizzate da rapporti velocemente esauriti con editori piccoli o piccolissimi.
Ma contemporaneamente Puccini seppe trasformare se stesso, per quanto attiene a pubblicazioni di narrativa e di saggistica su periodici, in una delle più sensazionali machines à écrire che si fossero mai viste: come nota il PIRANI la sua produttività e la sua capacità di far apparire i suoi prodotti sulle più svafiate testate lo collocano, più che sul versante di un intensissimo “artigianato culturale”, addirittura fra i precursori o fra i fondatori di una nascente “industria culturale” ignara ancora del proprio nome. Si consideri che la sola bibliografia generale primaria di Puccini, redatta appunto da Roberto Pirani, conta circa 6000 (seimila) voci!
Ben presto avvenne il trasferimento della famiglia a Roma (la residenza nella capitale era ideale, ovviamente, ai fini di cui sopra), per cui successivamente alle date suindicate i ritorni a Senigallia furono giustappunto solo dei ritorni, più o meno prolungati (soprattutto durante la seconda guerra mondiale, nonché quasi sempre nei periodi estivi ed in special modo dal ’46 al ’53). Ma vi fu frammezzo il ritorno a Roma, fra il ’42 ed il ’45, tragica stagione nell’arco della quale Mario Puccini, che nei confronti del regime pur aveva avuto in precedenza qualche cedimento, tanto vistoso quanto umanamente comprensibile, subì l’arresto, come ostaggio per il figlio Dario, attivo nella resistenza romana, e la carcerazione ad opera della banda Koch: una drammatica esperienza di cui egli, pur tanto facondo, non amava parlare.
Nel ’53 si stabilì a Formia, attratto dalla mitezza del clima, più confacente di quello senigalliese alla sua salute.
Si spense a Roma alla fine del 1957; aveva appena finito di correggere le bozze di La terra è di tutti, il romanzo, ambientato in una Fano che tanto somiglia a Senigallia, che è considerato ‑con Dov’è il peccato, col Cola, con questa Prigione, con Ebrei, e con molti racconti ‑ uno dei suoi esiti più alti. Fra quanti lo conobbero lasciò di sé ricordi incancellabili: la capacità di dialogo, l’apertura al nuovo e a! giovani, l’interesse per ogni aspetto dellavita, la leggendaria attitudine all’ascolto, sono questi gli assi portanti di quel tenace ricordo.
Riteniamo utile per il lettore riprodurre l’elenco delle opere di narrativa (romanzi e raccolte di racconti) di Mario Puccini risultanti dalla sez. A della bibliografia generale del Pirani.
È stata operata un’aggiunta: quella del volume sub 12, riscoperto recentemente dal prof. Giovanni RICCIOTTI, inesausto ricercatore di testi rari (il 12 dell’elenco Pirani è così divenuto 12 bis).
La prigione (Casa Editrice CESCHINA) reca in copertina, in bella evidenza, la dizione “Romanzo” e la data 1932. Né l’una né l’altra trovano conferma all’interno del volume, giacché nel frontespizio il Romanzo diventa “Racconto”, mentre nella pagina finale il Racconto risulta “Finito di stampare il 5 ottobre 1931”.
Nulla di sorprendente, né per l’una né per l’altra discordanza: è noto, infatti, che nessuno ha mai trovato un criterio univoco per distinguere il romanzo breve dal racconto lungo; mentre negli anni ’30 non era raro che i libri pubblicati negli ultimi mesi di un anno risultassero in copertina e/o nel frontespizio come appartenenti all’anno successivo. Comunque nella specie l’esattezza del finito di stampare risulta dalla perfetta coerenza con la prima recensione al volume, apparsa sulla “STAMPA” di Torino il 17.11.1931: non v’è dunque dubbio sul fatto che negli ultimi mesi del 1931 ii libro era già pubblicato, distribuito e in circolazione.
Non si può dire che esso abbia avuto una grande accoglienza di critica: qualificata, gi (ROSATI, PIOVENE, BOCELLI, )OVINE, PANNUNZIO, TECCHI ….); ma non amplissima (nell’accuratissima bibliografia secondaria italiana del Pirani risultano non più di 15 recensioni al volume).
Anche il successo di pubblico non dovette essere cospicuo, se è vero, come è certo, che un editore pur disponibile ed attento come il Ceschina, che del pucciniano Ebrei, pubblicato in prima edizione in quello stesso 1931, fece successivamente una seconda ed una terza edizione, non ristampò mai La prigione. Che dunque nei 73 anni trascorsi non è stata mal ristampata: sì che le copie esistenti note del libro oggi non sembrano essere più di una decina, biblioteche pubbliche incluse.
Per quanto riguarda gli studi successivi e le monografie, quella, ancor oggi fondamentale, di Salvatore BATTAGLIA (1967), pur inquadrando con sicurezza La prigione in quel gruppo di opere maggiori che, apparso fra il 1922 e il 1935, insieme ‘formano uno dei nuclei più vitali e compatti della narrativa del nostro tempo”, non la faceva oggetto di una particolare analisi o considerazione.
Anche Francesco DE NICOLA, nel suo meritorio L’alibi dell’ambiguità. Puccini uno scrittore fra le due guerre, Foggia, 1980, dopo aver qualificato La prigione come “romanzo proustiano giocato sulla ricerca nella memoria della qualità morale del protagonista”, si limitava a riferire i giudizi, a loro volta limitativì, espressi dalla critica all’apparire del libro, giustamente riconoscendoli “viziati da una pregiudiziale scarsa disponibilità ad accettare uno scrittore non in cerca di facile presa sul lettore, ma attratto da obiettivi stilistici e tematici complessi”.
Era forse necessario che passassero settant’anni perché Sandro GENOVALI, nel suo Romanzo di Senigallia, restituisse a questo libro il posto che gli competeva e gli compete fra i vertici assoluti della narrativa pucciniana, individuando in esso, con una analisi amplissima e tesissima, l’inequivocabile “tocco dei maestri”.
Il testo non può che essere quello della prima (e fin qui unica) edizione del 1931, fatte salve l’eliminazione dei refusi di assoluta evidenza e la normalizzazione degli accenti.
Da La prigione fu ricavato un film con lo stesso titolo, girato in esterni a Senigallia in piena seconda guerra mondiale (1942); la regia fu di Ferruccio CERIO, che insieme ad Alessandro DE STEFANI e Mino DOLETTI firmò anche la sceneggiatura, sulla quale peraltro esercitò la sua supervisione lo stesso Puccini.
La pellicola sembra oggi introvabile.